Le 13 Medaglie d’Oro al Valor Militare del Montello, delle quali 12 alla memoria.

Numerose furono le Medaglie d’Oro conferite a militari che si distinsero per azioni degne del massimo encomio sul Montello. Tutte, ad esclusione di quella al Generale Giuseppe Vaccari, Comandante il XXII Corpo d’Armata, furono assegnate alla memoria.

Francesco Baracca, Maggiore di Cavalleria nato a Lugo di Romagna nel 1888. Comandante della 91^ Squadriglia da Caccia “degli Assi”. Motivo del conferimento: “Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatre combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916 – 1 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 22 novembre, 7 dicembre 1917”.

Umberto Sacco, nato ad Alba nel 1898. Ultimo di undici figli, valoroso giovanissimo ufficiale del 74° Reggimento Fanteria, morì appena ventenne nella cruenta battaglia del Montello. Il suo impegno militare e patriottico è un grande esempio di altruismo eroico, per questo gli verrà conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel 1924, quando fu possibile il recupero della sua salma, Alba volle tributargli solenni cerimonie di commemorazione e il suo funerale fu un avvenimento storico per la città. Questa la motivazione della medaglia d’oro: “Aiutante Maggiore in Seconda, benché febbricitante, volontariamente sostituiva il comandante di un reparto lancia torpedini, rimasto ferito in cruenta lotta contro una mitragliatrice avversaria, e con sereno sprezzo del pericolo, slanciatosi all’attacco, la catturava facendo tredici prigionieri, fra cui un ufficiale. Il giorno seguente, sempre febbricitante, con mirabile ardimento e saldo cuore, prodigò se stesso con la parola e con l’esempio ovunque più aspra fu la lotta e più gravi le perdite, infiammando i soldati e trascinandoli all’assalto. Avuta spezzata la rotula del ginocchio destro, ordinava ai soldati che lo trasportavano di lasciarlo ed accorrere in aiuto del Comandante del Battaglione, che vedeva in pericolo di essere catturato, ma rimasto solo, fu a sua volta assalito da una pattuglia nemica. Fieramente impegnava con essa combattimento, sostenendolo fino all’estremo. Veniva poi raccolto col moschetto in pugno e crivellato di proiettili. Fulgido esempio di eccelse virtù militari. Montello, 19-20 giugno 1918.“

Mario Fiore, nato a Napoli nel 1875. Maggiore del Genio nel 79° Battaglione Zappatori, dopo tre anni di pericoli e di disagi fisici e morali, qualche mese prima dell’agognata vittoria, combattendo al comando del suo reparto, cadde in località San Mauro presso Bavaria il 17 giugno 1918. Fu decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Fulgida figura di soldato, ardente di patriottismo, fu costante esempio di abnegazione ai suoi dipendenti, sui quali ebbe sempre sicura ascendente. Comandante del 79° Battaglione “Zappatori del Genio”, accorso in linea con la fanteria in momenti gravi della battaglia, fu durante tre giorni di accaniti combattimenti, per serena calma e cosciente sprezzo del pericolo, esemplare, mantenendo salda ed invitta la resistenza del suo reparto. In un pericoloso infiltrarsi di mitragliatrici nemiche, trascinò a pronto ed impetuoso contrattacco quelli che lo circondavano e cadde colpito al cuore. Ancora nell’ultimo gesto incitava i suoi alla resistenza che fu dalla magnifica vittoria coronata. S. Mauro, Montello, 15-17 giugno 1918”.

Giudo Alessi, nato a Roma il 23 maggio 1890. Tenente Aiutante Maggiore in Seconda, Comandante della 6^ Compagnia del 39° Reggimento della Brigata Bologna. Motivo del conferimento: “Volontario di guerra, prese parte ad importanti azioni, animato sempre da grande entusiasmo ed amor di Patria. Sebbene febbricitante, volle partecipare ad una importante azione, ove, con sommo sprezzo del pericolo, fu sempre fra i combattenti nei momenti più pericolosi della lotta. Trovatosi presso una compagnia assai provata, della quale era caduto il comandante, assumeva il comando del reparto e ne incorava gli uomini, incitandoli a vendicare il loro capitano, poscia li lanciava all’attacco. Spintosi quindi arditamente in ricognizione fra le linee nemiche, attraverso terreno insidiosissimo, fra il violento fuoco di numerose mitragliatrici, riusciva a segnalare in tempo un movimento aggirante sul fianco destro, sicché fu possibile sventare la mossa. Ripetutamente colpito da una raffica di mitragliatrici, cadeva gloriosamente sul campo, gridando: non pensate a me, avanti sempre per la grandezza d’Italia; compagni, oggi abbiamo vendicato Caporetto. Montello, 19 giugno 1918”.

Luigi Lama, nato ad Aosta nel 1891, di famiglia romagnola. Maggiore di Fanteria, Comandante del III° Battaglione del 73° Reggimento della Brigata Lombardia. Motivo del conferimento: “Ufficiale di preclare virtù, saputo che il proprio Battaglione era impegnato in un’azione, interrompeva volontariamente la licenza invernale, appena iniziata, per accorrere al suo posto d’onore e di pericolo. Assunto il comando di Battaglione, in circostanze particolarmente critiche, riusciva, con singolare perizia e con l’ascendente del suo valoroso esempio, a trascinare all’assalto truppe già scosse, ed a giungere per primo sulla tanto contesa posizione nemica, ove cadde trafitto al cuore da baionetta austriaca. Montello, 20 giugno 1918”.

Emilio Bongioanni, nato a Torino nel 1898. Tenente di Fanteria , Comandante di un Plotone della 1^ Compagnia del I° Battaglione del 96° Reggimento della Brigata Udine. Motivo del conferimento: “Alla testa del proprio Plotone, precedendo il Battaglione, si slanciava decisamente all’attacco di posizioni fortemente munite, che in pochi minuti conquistava ed oltrepassava. Venuto alla lotta a corpo a corpo coll’avversario, e ferito in più parti da schegge di bomba, incurante del dolore, sempre alla testa dei suoi uomini, continuava ad avanzare. In un secondo sbalzo, combattendo contro nuclei nemici che invano tentarono fermare l’irruenza e l’impeto dei suoi soldati, rimasto ferito una seconda volta, medicatosi alla meglio, continuava a combattere. Sereno, calmo e sorridente davanti al pericolo, sempre esposto in mezzo ai suoi, fulgido esempio di tenacia e valore, colpito per la terza volta ed a morte, cadde gloriosamente sul campo. Montello, 19 giugno 1918”.

Maurilio Bossi, nato a Saronno nel 1897. Sottotenente di Fanteria , Comandante della 3^ Compagnia del I° Battaglione del 68° Reggimento della Brigata Palermo. Motivo del conferimento: “Durante quattro giorni di aspro combattimento, dopo aver trascinato più volte all’attacco di Nervesa i suoi soldati con la nobiltà dell’esempio e con l’ardore del suo eroismo, essendo venuto meno per ferite il Comandante della Compagnia, rimasto solo ufficiale, di fronte al nemico che incalzava in forze soverchianti, raccoglieva i pochi superstiti e con essi si slanciava in un ultimo disperato assalto. Sopraffatto e circondato l’esiguo manipolo di prodi, rifiutava di arrendersi e si difendeva fino all’ultimo con la pistola in pugno, finché cadde da eroe, colpito dai pugnali nemici. Esempio di sublime sacrificio, immolò in tal modo i suoi vent’anni alla Patria. Montello (Nervesa), 16-20 giugno 1918”.

Annibale Carretta, nato ad Alessandria. Capitano nel 13° Reggimento Cavalleggeri Monferrato, Comandante del VII Gruppo Bombarde. Motivo del conferimento: “Comandante di un gruppo di batterie di bombarde, votato a sicuro sacrificio, sorpreso dall’irruzione nemica consegnava al proprio attendente l’ultimo scritto, vergato con ferma mano, per trasmettere ai suoi superiori precise notizie della sua tragica situazione. Con la pistola in pugno, affrontava poscia, con suprema audacia, l’ira nemica, finché, sopraffatto dai numero, cadeva colpito a morte da pugnalata alla gola, immolando la nobile vita per l’onore del nome italiano. Montello, 15 giugno 1918”.

Ivo Lollini, nato a Castel d’Aiano (BO) nel 1897.Tenente dei Bersaglieri, Comandante della Sezione Mitragliatrici della V^ Compagnia d’Assalto “Fiamme Cremisi”. Motivo del conferimento: “Già premiato per atti di segnalato valore, ferito e fatto prigioniero, affrontando quasi sicura morte, si liberava, e non ancora guarito, tornava a sua domanda, al Comando della Sezione Mitragliatrici, tenendolo con singolare bravura. In una prima azione, dando prova di perizia e di coraggio mirabili, distruggeva e costringeva alla resa numerose mitragliatrici avversarie. Procedendo innanzi con la sua sezione, ricuperava due nostre batterie cadute nelle mani del nemico, e ricevuto ordine di ripiegare, si ritirava per ultimo. Due giorni dopo dava nuove fulgide prove di eroismo, snidando il nemico che ostacolava l’avanzata delle nostre truppe. Caduti alcuni dei suoi serventi ed avute inutilizzate le armi, con una diecina di superstiti si slanciava all’assalto al grido di “Savoia”. Rimasto con pochissimi uomini, continuava a combattere accanitamente. Circondato dai nemici, rifiutava di arrendersi, finché colpito a morte esalava sul campo la sua anima eroica. Sovilla – Casa Pin, 16 – 18 giugno 1918”.

Eligio Porcu, nato a Quartu Sant’Elena (CA) nel 1894. Capitano di Fanteria del 45° Reggimento della Brigata Reggio. Motivo del conferimento: “Costante impareggiabile esempio di salde virtù militari, quale Comandante di una Compagnia, per due giorni consecutivi con fulgida tenacia fronteggiava il nemico irrompente, contenendolo, infliggendogli perdite ed animando, instancabile ed ardente di fede, il proprio reparto ad una resistenza incrollabile. Avuto l’ordine di attaccare, trascinava la propria Compagnia con irresistibile slancio fin sulle posizioni avversarie, sgominando forze di gran lunga superiori. Ferito ad una gamba e circondato dai nemici travestiti con la divisa militare italiana, per non cadere vivo nelle loro mani, si toglieva la vita con serena fierezza, opponendo alle ingiunzioni di resa il suo ultimo grido di “Viva l’Italia”. SS. Angeli, Montello – Casa Cavalli, 15 – 16 giugno 1918”.

Giuseppe Mancino, nato a Palermo nel 1888. Tenente del 111° Reggimento di Fanteria della Brigata Piacenza, Comandante del Reparto Arditi Reggimentali della 3^ Armata. Motivo del conferimento: “Per quattro giorni consecutivi di strenua lotta fece prodigi di valore col Reparto Arditi del Reggimento, contribuendo validamente ad arginare una irruzione nemica, finché, in un ultimo assalto con i suoi prodi per proteggere i compagni che ripiegavano, sopraffatto dal nemico preponderante scomparve nella mischia. Fulgido esempio di eroismo spinto fino all’estremo delle sue forze. Nervesa, 15 – 19 giugno 1918”.

Antonio Gorini, nato a Varese nel 1896. Tenente d’Artiglieria , Comandante della 3^ Batteria del 36° Gruppo Obici Pesanti. Motivo del conferimento: “Comandante di sezione, malgrado l’intenso fuoco nemico che colpiva in pieno i due pezzi, riusciva a rimetterne uno in efficienza. Attaccata la batteria alla baionetta da parte del nemico, la difese col moschetto e cadde ucciso fra le braccia del proprio Capitano, cui cercò di fare scudo col proprio corpo. Montello, 15 giugno 1918”.

Giuseppe Vaccari, nato a Montebello Vicentino nel 1866. Capo di Stato Maggiore, Comandante del XXII Corpo d’ Armata. Motivo del conferimento: “Di fronte ad una gravissima e minacciosa situazione verificatasi nel settore del Corpo d’Armata ai suoi ordini, lasciato il suo posto di comando, si portava risolutamente tra le oscillanti ondate delle fanterie ed infiammandole con la vibrata parola ed il fulgido esempio del più sereno sprezzo del pericolo, le lanciava ad impetuoso attacco contro il nemico, già imbaldanzito, risolvendo col suo personale intervento ed a favore delle nostre armi le sorti dell’aspra giornata. In una precedente circostanza, comandante di una brigata, dopo aver condotto due volte brillantemente le proprie truppe alla conquista dell’obiettivo assegnatogli, in un momento critico del ripiegamento interveniva prontamente ed energicamente coi mezzi a disposizione, fermando e riconducendo al combattimento militari dispersi e fuggiaschi al grido “Viva l’Italia”. Montello, 19 giugno 1918”.