Il glorioso XXVII Battaglione d’Assalto del Maggiore Freguglia arresta l’avanzata degli austro-ungarici nell’abitato di Giavera e riconquista la Casa Bianca, “Casa Zaninelli”, sul Montello

A mezzogiorno del 15 giugno la gravità della situazione è ormai evidente. Una valanga nemica sta scendendo dalle pendici del Montello. Il comandante dell’VIII Corpo d’Armata, Tenente Generale Gandolfo, precipitosamente chiede i rinforzi necessari non solo a rinsaldare la difesa della quarta ed ultima linea di resistenza, ma anche a riguadagnare sia le posizioni perdute sul Montello che verso Nervesa.

Il XXVII Reparto d’Assalto, facente parte del Gruppo Tattico del Colonnello Giacchi, dislocato ad Albaredo, comprendente anche il 2° Reggimento Bersaglieri ed alcuni Squadroni di Cavalleria, dopo aver consumato il rancio, viene frettolosamente trasportato con numerosi automezzi verso il Montello. Il Battaglione giunge in quel di Selva verso le ore 14.

Il Comandante Freguglia dispone immediatamente l’impiego delle sue tre Compagnie nel modo seguente:

La 1^ Compagnia, “Aosta”, del Capitano Zaninelli, all’estrema sinistra, da CasaAgostini, l’attuale Trattoria Vettorel, dovrà puntare verso il Saliente della Madonnetta con direzione Casa Bianca, nella parte più alta.

La 2^ Compagnia, “Monte Piana”, del Capitano Tanzarella, si disporrà di rincalzo a Sorgente del Forame, verso l’alto, quasi dietro la 1^ Compagnia.

La 3^ Compagnia, senza nome (dovrà guadagnarselo combattendo), del Capitano Panunzio, alla destra, dal basso verso l’alto, dovrà spingersi su Busa delle Rane con direzione anch’essa Casa Bianca.

Il Capitano Zaninelli della 1^ Compagnia, amatissimo dai suoi soldati, come se presentisse la morte, si apparta e si confessa col Cappellano del Reparto.

E’ elegantissimo, stivali gialli, monocolo, guanti bianchi calzati.

Ecco il segnale di tromba del Maggiore Freguglia! Si attacca.

La 1^ Compagnia inizia l’ascesa del Montello ed il suo calvario. Zaninelli è in testa, sicuro di sé, tranquillo, sereno, sorriso spavaldo. Il nemico sbuca da tutte le parti, contrattacca sulla fronte, sui fianchi, non dà tregua. Le perdite gravissime non smorzano, ma rafforzano la volontà di vittoria.

Ecco la Casa Bianca, in posizione strategica, posta su un’altura che domina la zona circostante e si affaccia come una finestra sulla piana trevigiana. Il nemico l’ha trasformata in un fortino.

Dalle finestre un fuoco micidiale di mitragliatrici.

La 1^ Compagnia attacca, riattacca, attacca ancora. Zaninelli ed il Tenente Abatino cadono per non rialzarsi più.

Casa Bianca non è occupata.

Ecco la 3^ Compagnia del capitano Panunzio che viene su dalla destra. Lotta disperatamente per le strade di Giavera, supera le resistenze nemiche ed occupa le quote 127 e 173, creando un cuneo separatore nella difesa nemica.

Ma Casa Bianca è imprendibile. Il terzo plotone della 3^ Compagnia intanto rioccupa Giavera dividendone la gloria e l’onore con i Lancieri di Firenze che con gli Arditi gareggiano in sacrificio e valore.

Il glorioso nominativo di “Montello” distinguerà d’ora in poi la 3^ Compagnia, quella senza nome.

Il Freguglia ordina allora alla 2^ Compagnia, sino ad ora di rincalzo, di occupare ad ogni costo Casa Bianca. Il Capitano Tanzarella non aspettava altro e muove decisamente in avanti in questa infinita giornata, protetto dalla semioscurità. La lotta è feroce, aspra, sanguinosa. Il fuoco nemico è quanto mai micidiale, la resistenza è ostinatamente dura. Ma una finestra è aperta. Le perdite non contano. Si dà la scalata. Si penetra dentro la casa: le bombe a mano ed i pugnali risolvono la lotta lasciando nelle mani degli Arditi prigionieri, mitragliatrici e lanciabombe.

Casa Bianca è finalmente occupata; una delle pagine più belle della storia degli Arditi è stata scritta.

Alle ore 15 del 19 giugno, sostituiti del 68° Reggimento Fanteria della Brigata Palermo, dopo cinque giorni di dura, sanguinosa lotta, in ordine chiuso, a passo cadenzato, con i feriti inquadrati nei ranghi, spettacolo meraviglioso, ridiscendono dal Montello lungo la strada n. 5 ed a Selva consumano il primo rancio caldo, dopo cinque giorni di viveri a secco, accolti dalla popolazione, rientrante nelle case precedentemente abbandonate, abbracciandoli uno ad uno e chiamandoli “fioi benedeti, benedeti da Dio”.

23 ufficiali su 42, 410 uomini su 632, tra morti e feriti, fu il prezzo di sangue pagato per la vittoria dal XXVII Battaglione d’Assalto del Maggiore Freguglia